All'interno del nostro bel paese, più precisamente tra Brindisi e Cuneo, si trova un piccolo paese con non più di mille anime al suo interno dall'evocativo nome di Vivalagnocca.
Le origini di questo curioso nome sono da attribuirsi a ciò che successe in un periodo di alcuni anni successivo alla fondazione del suddetto paesello.
Questa fotocopia ridotta di un qualsiasi altro borgo della zona (come ho già detto, tra Brindisi e Cuneo) era destinato ad assumere uno dei nomi che, per convenzione, si danno ai borghi di tutto il nostro paese che non spiccano per qualche estrosa caratteristica.
Quello era chiaramente un luogo comune, nel senso che era un luogo come tanti altri, solo più piccolo e, quindi, scegliere per “luogo comune” il nome di un luogo comune sembrava normale.
Si pensò a Castelnuovo di Sotto, ma non c'era un vero e proprio castello, e poi i paesani non volevano sentirsi inferiori agli abitanti di Castelnuovo di Sopra...
Allora prese piede il nome di Borgostretto, ma, dopo varie consultazioni, anche questo nome sembrò poco appropriato. Il borgo c'era, è vero, ma definirlo stretto sarebbe stato perlomeno un eufemismo, in realtà il borgo era molto più stretto di stretto, e Borgosrettissimo non piaceva a nessuno.
Dopo aver bocciato altri numerosi tentativi, più o meno fantasiosi, per l'impossibilità di mettere d'accordo tutta la cittadinanza (che a quel tempo era numericamente molto inferiore rispetto ai giorni nostri), si decise di comune accordo di indire un concorso il cui vincitore avrebbe deciso, immediatamente dopo la sua premiazione, il nome del paese.
La scelta della competizione fu una questione non meno laboriosa di quella che avrebbe dovuto risolvere.
Le difficoltà nascevano dal fatto che gli abitanti volevano avere tutti le stesse probabilità di vittoria e, nonostante il fatto che fossero veramente pochi li aiutasse, per molto tempo non si riuscì a trovare una gara nella quale tutti sarebbero partiti alla pari.
Dapprima si pensò ad una gara di bevute.
I paesani erano famosi in tutta la vallata per essere dediti ai piaceri di Bacco, e vista l'usanza di iniziare i piccoli frutti dell'amore a questi sollazzi il più presto possibile attraverso la pratica della sgrappatura,consistente nel far bere due litri di grappa aromatizzata alla sugna ai giovani virgulti nel giorno del compimento dei sei mesi d'età così da non far loro perdere inutilmente del tempo che poi non avrebbero più potuto recuperare, gli abitanti di ogni età e sesso (le donne non erano da meno degli uomini) avrebbero concorso alla pari.
Questa sembrò subito a tutti l'idea migliore e, forse, l'unica attuabile.
Purtroppo, però, avevano fatto i conti senza l'oste.
Anni prima, infatti, una grave calamità si era abbattuta sulla popolazione del posto, la commistione tra la natura alcolica tipica di tutti e le pressoché infinite riserve, prerogativa dell'oste, aveva causato una innumerevole serie di morti causate dall'abuso di amari, liquori e affini, tanto che per correre ai ripari all'unanimità si decise di non sgrappare un bambino, farlo crescere astemio, per poi destinarlo al nobile mestiere dell'oste.
Questo sistema funzionò ma adesso nel villaggio una persona non poteva partecipare alla gara.
Allora si pensò a una gara podistica, l'idea era quella di impegnare gli abitanti in tre giri del paese.
Questa proposta, però, presentava alcune difficoltà difficili da superare.
Primo, i bambini e gli anziani, per ovvie questioni fisiche, si sentivano svantaggiati rispetto agli altri.
Secondo, nel paese viveva un uomo che aveva perso una gamba durante un'accidentale esplosione avvenuta mentre stava distillando dodici litri di grappa per la cena.
Le proposte per ovviare a questi inconvenienti furono numerose, ed alcune di queste vennero prese in seria considerazione.
Per la questione della differenza di età si pensò di zavorrare con sacchi pieni di sabbia le persone a seconda della loro età, un peso maggiore per le persone dai venti ai trent'anni che diminuiva con l'allontanarsi da questa età. Inoltre si decise di imporre l'obbligo di correre saltellando su una gamba sola per risolvere l'altra questione.
In questo modo sembrò a tutti che ogni differenza fosse appianata.
Purtroppo, però, avevano fatto i conti senza l'oste.
Il non più tanto simpatico esercente, essendo come abbiamo già detto l'unico astemio, portava con sé un vantaggio incolmabile che nessun stratagemma sarebbe riuscito ad eliminare.
Bocciata, quindi, anche questa, la proposta successiva fu quella di indire una gara di offese e turpiloquio.
Questa sembrò subito una buona idea, certo non era paragonabile a quella della gara di bevute, ma almeno sembrava attuabile.
Sembrava perché, purtroppo, avevano fatto i conti senza l'oste...
L'ormai insopportabile negoziante, infatti, era muto.
La gente del volgo soleva dire che fosse colpa della sua sobrietà, il fatto che non avesse mai bagnato la sua lingua anche soltanto con una goccia d'alcol gliel'aveva fatta seccare, e così non era mai stato capace di parlare...
Così anche questa trovata divenne inapplicabile, e come questa altre, e sempre per lo stesso “motivo”.
Passò del tempo e altre proposte, e, quando ormai si credeva che non si sarebbe trovata una soluzione, una soluzione arrivò.
Un giorno, era domenica, l'osteria alle sei di mattina era ancora chiusa.
Ora, questo fatto potrà sembrare normale ma in quel posto, in quel tempo, non lo era affatto.
Alla sei e tre minuti un piccola folla si era già radunata davanti all'esercizio, colpita e preoccupata dall'inspiegabile ritardo.
Alle sei e sette fu chiaro a tutti che era successo qualcosa di importante all'ormai già da tutti compianto commerciante.
Alle sei e nove tutti i paesani si erano radunati davanti all'abitazione dell'oste e, dopo aver bussato più volte, decisero di forzare l'uscio.
Alle sei e undici l'intera comunità si trovò di fronte ad uno spettacolo quantomeno curioso.
Il corpo chiaramente senza vita del cantiniere era lì, di fronte a loro, legato mani e piedi ad una sedia, con un imbuto infilato in bocca e un cartello appeso al collo con su scritto: “CI AI FINITO DI STARCI TRA I PIEDI!”.
In terra, intorno al cadavere, cinque damigiane vuote di “ultimo sorso” di Montaltunmetreottanta di sotto, un distillato leggermente alcolico prodotto in una collinetta lì vicino e adoperato, in dose di una goccia ogni mille litri, come anestetico per cavalli.
Fu subito chiaro a tutti che si trattava di un semplice suicidio, e come tale venne archiviato dalle forze dell'ordine del luogo.
Il giorno dopo tutti gli abitanti si riunirono in assemblea e decisero la competizione per la scelta del nome.
All'unanimità venne scelta una gara detta il “Triatlone”, consistente in tre prove distinte.
Le prime due, una corsa di tre giri intorno al paese con le regole che ho già descritto e la gara di offese, avrebbero determinato un punteggio da tramutare poi in litri bonus per la terza ed ultima prova, la gara di bevute.
La mattina del martedì la cittadinanza intera, e una folla di curiosi giunta dai paesi vicini, si radunò nella piccola piazza per dare inizio alla competizione.
I giudici legarono una gamba a tutti i partecipanti, tranne uno, distribuirono i pesi in base all'età e, finalmente, diedero il via.
Alla fine del primo giro Mauro “Scaricatore” Stefani, un giovane di ventiquattro anni, noto per la sua prestanza fisica e per la facilità con la quale fuggiva da rapporti di coppia stabili, si trovava in netto vantaggio, seguito non troppo da vicino da Luigi “Professore” Menegatti, l'unico nel paese ad avere concluso la scuola elementare.
Terzo, in rimonta, Luca “Zoppo” Buozzi.
Alla fine del secondo giro lo Zoppo, forte della sua abitudine a camminare su un piede solo aveva rimontato e superato il Professore, e si stava avvicinando alla testa della corsa.
A metà del terzo giro lo Scaricatore che, nonostante la rimonta dello Zoppo, ormai vedeva avvicinarsi la vittoria fu costretto a rallentare a causa di un assalto da parte di un gruppo di giovani fans, che gli saltarono addosso abbracciandolo e baciandolo.
Stefani si fidanzò con cinque di loro e ne sposò tre, per poi lasciarle tutte.
Questo lo impegnò per almeno quatto minuti e diciassette secondi che gli fecero perdere la testa della gara e anche il secondo posto.
Al traguardo arrivarono nell'ordine Buozzi Luca, detto lo Zoppo; Menegatti Luigi, detto il Professore; Stefani Mauro, detto lo Scaricatore; gli altri a seguire...
Nella seconda gara si mise subito in evidenza Lorenzo Comolli detto Nostradamus.
Da sempre in lite con il professore per una questione riguardante l'uso dell'anadiplosi, o epanastrofe, nelle orazioni catilinarie di Cicerone, decise di benedirlo subito.
-A PROFESSO', CI AI (e qui nacquero sospetti riguardanti il cartello di prima) UN CERVELLO CHE SE TE LO PRENDEVANO GLI EXTRATERRESTRI PER STUDIALLO,TE LO RIDAVANO DOPO UN MINUTO...
Il Professore, come tutti in quel periodo tranne Nostradamus, non sapeva chi fossero gli extraterrestri, ma rimase comunque colpito da quell'offesa, e tentò di reagire.
-AH SI? E SE AVESSERO PRESO IL TUO TE L'AVREBBERO RESTITUITO DOPO TRENTA SECONDI!
Immediatamente intervennero i giudici che squalificarono il Professore e lo condannarono alla pena capitale.
Il problema non era l'offesa in sé, in fondo era soltanto la battuta precedente palesemente copiata (il Menegatti non era mai stato un esperto di offese), ma la forma grammaticale della frase pronunciata.
Nel paese, infatti, vigeva una legge che puniva con la pena di morte chiunque mettesse all'interno di un periodo due o più verbi al modo condizionale o congiuntivo senza commettere errori.
Questa ordinanza era conosciuta da tutti ma non aveva mai preoccupato nessuno...
Il Comolli chiese di poter ascoltare la la registrazione dell'intervento del collega per assicurarsi della colpa (era un tentativo di salvare dalla forca il suo più costante compagno di liti senza il quale non avrebbe saputo come impegnare gran parte dei suoi pomeriggi).
I giudici dissero che non avevano idea di cosa fosse una registrazione.
A questa affermazione Nostradamus replicò in toni tutt'altro che pacati.
-MA DOVE VIVETE! NON CE L'HAVETE UNA TELEVISIONE A CASA? E SI CHE TUTTI I GIORNI CE LO FANNO VEDERE A PERRI E A MESON CHE CI VOGLIONO LE REGISTRAZIONI PER CONDANNARE QUALCUNO!
La giuria, come chiunque altro in quel momento e in quella piazza, non capì praticamente nulla di ciò che aveva appena sentito ma, come capita spesso a chi si sente in difficoltà, ritenne le parole del Comolli un'offesa diretta nei suoi confronti, offesa talmente grave da risultare addirittura poco comprensibile.
Quindi decise di concedere immediatamente la vittoria a Nostradamus e di ridurre la pena comminata al Professore che, però, rimase squalificato dala competizione.
Sul podio della seconda prova salirono nell'ordine Comolli Lorenzo, detto Nostradamus; Bolaffi Francesco, detto l'Eretico, che offese l'intera cittadinanza dicendo loro che erano talmente stupidi da credere che la terra fosse rotonda; Stefani Mauro, detto lo Scaricatore; gli altri a seguire...
Si giunse così alla terza ed ultima gara.
In virtù dei risultati precedenti partivano avvantaggiati lo Zoppo e Nostradamus con cinque litri di grappa bonus;l' Eretico con tre litri e lo Scaricatore con due litri in virtù dei due podi.
Bisogna dire che ci si era largamente premuniti in vista di un consumo alcolico non propriamente nella norma.
La sera prima fu radunata in piazza tutta la produzione alcolica del paese ed inoltre arrivarono dai paesi vicini quantità di prodotti con un tasso non inferiore a 80° tali da far ubriacare con i soli vapori da essi scaturiti qualsiasi essere vivente nel raggio di 70 km.
Mentre i paesani si accingevano a bere le prime damigiane di Zibibbo per riscaldarsi in attesa di qualcosa di più serio, nei boschi vicini gli animali facevano professione di libero amore.
Elefanti si innamoravano di farfalle ispirando così cantiche sull'amore impossibile tramandate fino ad oggi, pesci amoreggiavano con felini dando vita a nuove specie animali, boscaioli in preda a pensieri lubrichi inseguivano esemplari di femmine di ratto fraintendendo l'importanza dei nomi.
Intanto nel paese s'iniziò a fare sul serio.
Finito il riscaldamento tutti i concorrenti erano ancora in gioco, tranne il Professore, già squalificato, e lo scaricatore , colpito da un collasso per aver bevuto un bicchier d'acqua che aveva preso per grappa.
Verso mezzanotte le riserve del paese finirono e tutti pensarono che era stata una buona idea quella di farsi portare approvvigionamenti dai paesi vicini.
La notte passò tranquilla tra i primi cedimenti e l'ennesima farfalla ammazzata da un elefante, e si arrivò al mattino seguente con la metà dei partecipanti ancora in gioco.
A mezzogiorno si tentò di fare un'ulteriore selezione introducendo 20 botti di “ultimo sorso” di Montaltunmetreottanta di sotto.
Questo sistema funzionò e in gara rimasero soltanto Buozzi Luca, detto lo Zoppo e Canzio Carlo, noto a tutti come l'Astemio...
I due erano già stati pronosticati come vincenti, e stavano dimostrando appieno le loro capacità.
Lo Zoppo, forte del suo vantaggio di cinque litri di grappa, sentiva ormai la vittoria in pugno.
Canzio, dal canto suo, era certo di essere molto più resistente dell'avversario e continuava a bere tranquillo, senza mostrare il minimo cedimento.
Verso le sei del pomeriggio Buozzi tirò fuori dalla borsa che aveva portato con sé un enorme imbuto che mise, non dopo aver mostrato un malefico sogghigno all'avversario, in bocca ed iniziò subito a farsi versare dentro damigiane di grappa di moscato al ritmo di una al minuto.
L'astemio, che si aspettava un gesto simile, non fu da meno.
Fece un gesto alla moglie, infermiera, che si avvicinò con un carretto trainato da un asino, con sopra un'enorme cisterna piena di limoncello a 98°.
Nel giro di ventidue secondi la signora iniettò al marito una flebo che conduceva alla suddetta cisterna, mentre il Canzio, con il braccio ancora libero continuava a tracannare fiaschi di Amaro del Carabiniere per sciacquarsi la bocca.
Dopo nove giorni di continue bevute da parte di entrambi, ormai talmente ubriachi da non avere idea del motivo della loro presenza in quel posto, in tutta la vallata non si trovò più neanche una goccia d'alcol e la gara fu, per forza di cose, interrotta.
La vittoria andò a Buozzi Luca, detto lo Zoppo, in virtù dei cinque litri di grappa bonus.
Il vincitore fu portato al centro della piazza sorretto da due barellieri e l'unica cosa che riuscì a dire prima di cadere in un coma etilico dal quale non si risvegliò più fu il nome del paese...
1 commento:
bravo, sarai ricompensato...
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