Una sera è vino.
Non uno champagne francese o un Berlucchi, non è un vino elegante, caro, famoso, non un vino frizzante, e nemmeno uno trasparente, cristallino, bianco, chiaro e pulito. No, è un rosso da poco, scuro e sofferto, sinceramente sporco, pestato con i piedi, niente macchine, niente tecnologia. Un vino da cui non ti aspetti molto se non verità e sudore, e dal quale di solito non ottieni nulla se non verità e sudore, e a volte neanche quelli…
Una sera è la tua stanza in disordine.
La guardi, la osservi, rifletti su da farsi, ponderi, decidi e alla fine agisci, riordini ma dopo alcuni minuti, al massimo ore, lei è tornata come prima, peggio di prima, e tu pensi che forse è meglio lasciar perdere, che tanto non cambierà e non cambierai mai.
Una sera è soltanto musica.
Musica che fa volare, ma comunque musica.
Tutte queste sere è il miglior vino tu abbia ma bevuto, musica che non è mai soltanto musica, una stanza che ti assomiglia…
Una sera è questa estate postuma, questa sorta di malinconia differita ma palese.
È il venerdì del villaggio, la tristallegria che provi pensando alla gioia di domani ma anche alla noia e alla tristezza di domenica.
Una sera è neve in agosto.
Qualcosa che non prevedi e che ti sorprende nel bene e nel male, è brodo quando ti aspetti le lasagne e lasagne quando ti aspetti il brodo, non importa se ciò che credevi e poi non è sia meglio o peggio, l’importante è la sorpresa, sempre e solo la sorpresa.
Una sera è il tempo perduto, le cose iniziate che non finirai mai.
L’armonica chiusa in un cassetto, il libro di anatomia del disegno, i pattini, le chine, il pianoforte, tempo perso nel miglior modo possibile…
Una sera sono le parole ruvide, quelle che grattano dentro.
Parole che fanno capire che i sentimenti non sono affetto e dolcezza ma rabbia e grida e mal di stomaco. È la sera in cui ti rendi conto che amore non fa rima con cuore ma con odore, che l’amore vero non ha la A maiuscola ma troppe R.
Una sera è un bicchiere di Porto rosso davanti a un film, magari “Tutte le ore feriscono…l’ultima uccide” di Melville.
Una sera è tutto.
La stessa sera è niente.
Ogni sera è Lui che non c’è più e la colpa è anche un po’ tua, un po' tanto...
Una notte siete voi sulla spiaggia con la stagione ormai conclusa.
Quella notte è lei che ti chiede quanto ti stai frenando da zero a dieci, e tu che menti, chissà poi perché…
Una sera è Sonny boy Williamson.
Un’altra è Hank Williams.
Ogni sera sono i buchi alle tue orecchie che servono a non dimenticare.
Una sera è campi di cotone e schiavitù e fatica e rabbia e disperazione.
La stessa sera è qualcuno che in tutto quello trova una speranza, trova la voglia di esprimersi e tira fuori dalla tasca la sua migliore amica…
Una sera è come fa uno così a stare con una così?
Una sera è ho bisogno di tempo per pensare.
Una sera è la tua semplicità così complessa…
Sei tu, cresciuto troppo in fretta eppure ancora così bambino da parlare con la luna, costantemente all’inseguimento di ciò che hai paura di raggiungere.
Una sera è frenesia, foga, bulimia alimentaresentimentalesessuale che conduce nell’unica direzione possibile, in fondo a destra.
Una sera sei tu che hai paura, paura di perderla.
È la sera in cui sei così miope da non renderti conto che non si può perdere quello che non si ha.
Ogni sera è quello che penso e quello che faccio.
Stasera sono io che piango e rido al ricordo del più bell’assolo che abbia mai incontrato.
7 novembre 2006
BLUES
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