13 aprile 2007
IL MIO FEGATO ALLA VENEZIANA
Non sono poeta, di tempo ne ho poco
e voglia anche meno di far la gavetta
e poi non ho mai ritenuto un bel gioco
cercare insistendo la rima perfetta
non vivo dabbene, non della pro loco
son sostenitore, non è per la fretta.
Io odio guardare la prova del cuoco
e chiedo sovente a Maria benedetta
ma porco di un… cane, tu che sei divina
perché non mi spieghi la mente terrestre?
Poi certo che questa nazione è in rovina,
siam rincoglioniti da salse e minestre,
salami sugl’occhi e non in cantina
e se non mangiamo saltiamo finestre.
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Brooklyn
Si vola, dai! Saranno trenta metri, quarantacinque dicono in tv. Sentiamo l'aria in faccia, abbassa i vetri, sentiamo tutto ora ...
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- Mi metta due giorni su sette per gli altri ritorno domani. - Sorrisi? - Tre o quattro cassette, poi un foglio con su mille piani. ...
-
Tu, come uno stilita sopra il palo stai ritto sul tuo candido sostegno, dissimuli il dolor, come un camàlo, che viene dall'avere ...
-
Si vola, dai! Saranno trenta metri, quarantacinque dicono in tv. Sentiamo l'aria in faccia, abbassa i vetri, sentiamo tutto ora ...
1 commento:
Ben ritrovato Ruttolomeo.
Ho apprezzato la tua gastropoesia, forse anche perché ho comprato or ora del fegato di vitella,
ma lo farò al burro.
Ho comprato anche dei capperi col manico, quelli grandini ed irregolari.
Poi ho acquistato fiducia, ne avevo bisogno e manca sempre.
Buona serata.
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